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[RECENSIONE] “Amore, Lavoro E Altri Miti Da Sfatare” – Lo Stato Sociale | Il glossario di Recovery

Mediòcre agg. [dal lat. medius «medio»]. – 1 In origine, sinon. di medio, riferito a cosa che per grandezza, quantità o qualità è nel mezzo fra i due estremi.

Spesso tendiamo a utilizzare il termine mediocre con accezione negativa, quando in realtà rappresenta semplicemente una via di mezzo, qualcosa che non convince completamente, che non disgusta; e questo è il caso del Lo Stato Sociale.

Parlare di loro è come discutere di religioni o alieni, c’è chi ci crede e chi invece non ne vuole sapere, chi li ama e chi li odia, nessuno sembra disposto a riempire il vuoto che separa questi due pensieri, nessuno sceglie di rappresentare il punto mediano tra il bello e il brutto.

Il 10 Marzo viene rilasciato il terzo album studio del gruppo: “Amore, Lavoro E Altri Miti Da Sfatare”. Diciamolo subito, parliamo di un disco che non eccelle sotto nessun punto di vista, sembra che lo stile grintoso e politicamente scorretto dei precedenti album abbia lasciato il posto a tracce moderate e ripetitive (perfettamente in linea con il concetto di uguaglianza caratteristico di uno stato assistenziale, ma che da un punto di vista musicale funzionano poco), caratterizzate da un populismo sempre maggiore con picchi di elevata monotonia ai limiti della narcolessia, a cui si alternano brani molto più in linea con ciò a cui siamo stati abituati, quali “Mai Stati Meglio” o “Nasci Rockstar, Muori Giudice Ad Un Talent Show”.

È un album privo della carica controculturale che ha caratterizzato i lavori precedenti e dal quale traspare l’impressione, da non sottovalutare, che il gruppo si sia imborghesito in modo direttamente proporzionale all’aumentare del proprio seguito. Eppure, la ragione per cui merita di essere annoverato come disco mediocre, piuttosto che come sottobicchiere, dipende proprio dal suo seguito.

Chi deciderà di approcciarsi al gruppo partendo da quest’ultimo disco riuscirà sicuramente ad apprezzarlo maggiormente, alla fine parliamo di un complesso che ha sempre saputo gestire in modo egregio messaggi e sonorità, che, nonostante la monotonia, appaiono sicuramente innovative rispetto al panorama musicale italiano mainstream. Per gli altri invece non rimane che prepararsi a un disco caratterizzato da un forte piattume generale, che dopo tre anni lascia in bocca la stessa sensazione di un bicchiere di aceto bevuto a vetro.