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[REPORT] In Viaggio con Binker and Moses

Foto: Asya Popova

Binker & Moses è il duo londinese che sta riscuotendo sempre più successo nella scena jazz internazionale. Non a caso i due sono stati graditi ospiti del JazzMi con un appuntamento presso la Santeria Social Club di viale Toscana.

Qualcosa su di loro ve l’avevamo già detta qui quando ancora non li avevamo visti dal vivo.

L’incontro con i due si rivela sin da subito un viaggio attraverso una valle insidiosa. Binker Golding ne disegna chiaramente i paesaggi con il suo sax e continuando nel percorso tutto l’immaginario diventa sempre più nitido.

La batteria di Moses Boyd rappresenta, tra impronte lasciate e forti venti, l’impossibilità di fermarsi durante il viaggio e l’obbligo a continuare nonostante le insidie o le piacevoli tentazioni.

Questo story album in qualche modo potrebbe ricordare “I viaggi di Gulliver” di Swift, in una versione più allucinata e musicale.

Durante il concerto il sax si dimostra spietato sin dall’inizio. Le tappe principali sono rappresentate dai brani Intoxication form the Jahvmonishi Leaves e Fete by the River. I colpi di Moses sembrano far letteralmente tremare la terra e le sue rullate sembrano segnare la fine delle tappedelel viaggio intrapreso.

Proseguendo e attraversando vallate, tra misteri e rivelazioni, voci ed echi, Binker and Moses si trasformano corrispettivamente in uragano e tempesta.

Il pubblico è bloccato tra il passaggio veloce di note alte e basse del sax e il suono delle pelli ben tirate della batteria. Negli assoli di quest’ultima sembra che i colpi delle bacchette siano gocce d’acqua che cascano all’interno di varie tinozze piene e meno piene.

Verso la fine si prendono giusto due minuti per parlarci. C’è da dire che la loro musica li ha presentati in modo ineguagliabile. Moses al microfono inizia simpaticamente a prendersi in giro. Non parla l’italiano, dice lui, “bene come suono la batteria”.

Speriamo ritornino presto, noi potremmo intrattenerli parlando in italiano e loro potranno ammaliarci di nuovo con il loro jazz.

Foto: Asya Popova