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THE 1975 AL FORUM DI ASSAGO, AT THEIR VERY BEST

L’infinito tour dei The 1975 ha finalmente fatto tappa al Mediolanum Forum di Assago, dove han portato il loro set curato dallo scenografo Tobias Rylander e ideato da Matthew Healy, il tutto realizzato nei minimi dettagli.

Cala giù il telo, si intravede una casa nel buio, un lampione si accende e simulando con suoni l’arrivo di una macchina, la band apre una porta e sale sul palco, dove si ritrova il calore di un pubblico che aspettava questo momento da anni. Lo stage è una casa con arredi anni ‘70, dove il frontman Matthew Healy si siede al pianoforte e inizia con l’intro dell’ultimo album Being Funny In A Foreign Language, ovvero The 1975.

Sembra uno show teatrale, si percepisce una maturazione della band illuminante rispetto alle esibizioni precedenti in Italia, nulla è lasciato al caso, dalla posizione degli oggetti, ai movimenti della band e alle luci. Il pubblico è carico, canta, urla, balla e vuole bene a se stesso e alla band. 

Come per tutte le date del tour, il live è diviso in 2 parti: la presentazione del disco BEING FUNNY IN A FOREIGN LANGUAGE, dove la band suona i brani dell’ultimo disco uscito, probabilmente il loro meglio riuscito, e una seconda parte che alla band piace chiamare Still… At Their Very Best, dove suonano tutte le loro hit che han fatto emozionare milioni di persone in 11 anni di carriera. Una scaletta prevedibile, data da un tour consolidato, ma che funziona.

Dalla hit Happiness alla ballata Robbers, la band non sbaglia niente, tutto va come deve andare, merito anche del pubblico, definito sui social come tra i più “loudest” dell’intero tour.

Qualcosa che non funziona però c’è ed è la sensazione che a fine tour i The 1975 siano esausti di un tour fatto di live ininterrotti da 2 anni.  A restare delusi saranno infatti gli amanti dei monologhi di Matty, che a me piace chiamare “I suoi 10 minuti di ego” dove parla con il pubblico di tematiche sociali, politiche non mancando di ironia. Questo ha lasciato spazio alla sola esibizione artistica che resta senza alcun dubbio perfetta, sia per performance che per contesto.

Foto di Jordan Hughes

Si dice che un’opera d’arte, una volta consegnata, non appartenga più all’artista ma a chiunque ne goda. Qui invece è come se Matty Healy fosse in grado di restare totalmente immerso in ciò che ha ideato, rimanendo legato alla sua mente creativa. Quello che si vede sul palco non è solo suo, è lui. Tutto quanto, arredamento compreso. Quindi forse sì, questi sono i The 1975 At Their Very Best.